Tracciare un segno è come camminare in punta di piedi su una duna, disegnare fa nascere vite di carta, così nella calcografia scelgo la tecnica adatta all’immagine, all’idea e alle emozioni che voglio comunicare con quel segno: che sia la forza urlata di una puntasecca, l’impronta naturale di una ceramolle o il chiaroscuro sussurrato da un’acquaforte. Per arrivare all’obiettivo spesso unisco le tecniche, sovrappongo la stampa con una chine collé colorata o azzardo à la poupée con più colori o più lastre, svolazzo con aloni di acquatinta, esplorando le innumerevoli tecniche dell’incisione calcografica. Un’arte che ho amato dalla lezione dell’Accademia, poi messa da parte per le strade della vita e ritrovata con entusiasmo negli ultimi anni.
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